La storia della Basilica
La Basilica di San Pietro, cuore architettonico e religioso di Riposto, fu iniziata il 22 agosto 1808, con Ordinanza del Re Ferdinando IV di Borbone e aperta al culto, dieci anni dopo, il 25 dicembre 1818, dopo essere stata benedetta l’8 dicembre. Ovviamente la chiesa presentava un aspetto assai diverso dall’attuale: la facciata era completa fino all’altezza delle porte (come testimoniano il prospetto su Via Gramsci e il quadro di Sant’Emidio che si trova nella chiesa della Madonna della Lettera) inoltre mancavano l’abside, la crociera e la cupola. I muri delle navate laterali non ospitavano ancora le tele che oggi ammiriamo, ma incorniciavano delle grandissime finestre che inondavano di luce tutta l’aula liturgica.
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Pur tuttavia i ripostesi, allora fortemente desiderosi di realizzare un tempio maggiormente adeguato all’espansione che la Città stava vivendo, non si risparmiarono nel profondere energie per la sua realizzazione: chi poteva, offriva denaro per i materiali, chi non poteva (persino gli indigenti), offriva gratuitamente la propria manodopera, inclusi i tanti marinai che i comandanti ripostesi inviavano a lavorare al cantiere appena terminato lo scarico delle merci dai numerosi bastimenti che affollavano la nostra spiaggia.
Naturalmente era una chiesa sacramentale soggetta prima alla parrocchia di Mascali, e poi dal 1823 a quella di Giarre, divenuto comune autonomo nel 1815 e comprendente anche il nostro territorio.
Col passare degli anni la chiesa iniziò ad arricchirsi di opere d’arte, e appena Riposto ottenne l’agognata autonomia comunale da Giarre (1841) uno dei primi provvedimenti della neonata amministrazione cittadina fu richiedere al Ministro degli Affari Interni del Regno delle Due Sicilie, per tramite dell’Intendente del Vallo di Catania, l’approvazione del progetto di completamento della chiesa; l’autorizzazione arrivò il 5 marzo 1842 e i lavori affidati all’arch. Luigi Cristaldi poterono iniziare subito grazie allo stanziamento di fondi comunali e al contributo di tanti cittadini. Tra il 1856 e il 1862 fu realizzata la Cupola alta 53 m su progetto dell’architetto catanese e docente universitario Mario Di Stefano, così nel 1865 la chiesa per quanto riguarda l’interno poteva dirsi completata, e per l’occasione i ripostesi vollero ancora una volta omaggiare San Pietro commissionando i bellissimi paramenti liturgici in oro su seta rossa usati il 28 e il 29 giugno di ogni anno.
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Nel 18° centenario del martirio dell’apostolo Pietro (1867) venne commissionata ad un artista maltese la pregevole statua lignea del Crocifisso. Per la gioia, il veliero che portava a Riposto la statua venne trainato a riva con grosse cime da tutti gli abitanti radunati sulla spiaggia creando una grande e suggestiva processione sul mare.
Nel 1872 venne completata la splendida facciata in pietra bianca di Comiso e che richiama quella della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, ma nonostante Riposto fosse già Comune autonomo e la chiesa fosse ultimata, si dovette aspettare la morte (dicembre 1868) dell’Arciprete di Giarre, Salvatore Fiamingo, fiero oppositore dell’erezione della parrocchia di Riposto, perché l’Arcidiocesi di Messina la erigesse tale il 21 giugno 1869, rimanendo l'unica dell'intera Città fino al 19 dicembre 1921. Per più di 25 anni, quindi, nella nostra chiesa i sacerdoti furono costretti a celebrare come patrono parrocchiale e quindi anche di tutta la città Sant’Isidoro, il Patrono della vicina Giarre, continuando in questo modo ad essere a questa religiosamente assoggettati.
Nel 1876 il primo Arciprete, Giovanni Ligresti, incaricò l’organaio francese Jaquot di Rambervilles des Vosges della costruzione di un grande organo a canne da porre nell’abside centrale, inaugurato nel 1879 e tutt’oggi funzionante dopo un costoso restauro conservativo eseguito dalla ditta Ruffatti di Padova sul finire degli anni 80 del secolo scorso.
Nel 1884 venne realizzata a Napoli la splendida statua lignea del patrono San Pietro, in sostituzione di quella settecentesca conservata nella Chiesa Madonna della Lettera e utilizzata sino ad allora. La nuova statua fu ornata con due chiavi donate da un comandante e da marinai ripostesi, con un anello di brillanti dono del Sindaco del tempo, e con una preziosa stola intessuta d’oro lunga fino ai piedi e sostituita poi negli anni 60 del ‘900 con l’attuale, più riccamente decorata e appartenuta all’Arciprete mons. Sebastiano Grasso, cui era stata donata in occasione della sua ordinazione sacerdotale l’8 agosto 1920.
Nel 1890 il sacerdote ripostese Francesco Granata (alla cui generosità si deve anche la realizzazione del Tabernacolo e relativo Tempietto, del Battistero, della Campana Grande, e il restauro dell’Orfanotrofio dell’Addolorata) commissionò all'ebanista ripostese Rosario Scalia gli stalli in noce del Coro, mentre nel 1893 si inaugurò il magnifico pulpito progettato dall’arch. milanese Carlo Sada, e quasi interamente finanziato dallo stesso sac. Granata.
Il pulpito ha la forma di un calice, ed è costituito da un fusto marmoreo quabrilobato, eseguito presso il laboratorio Marinelli di Firenze, che sostiene una coppa ottagonale in legno di pioppo canadese sovrastata da un baldacchino del medesimo legno, opere entrambe dell’ebanista ripostese Rosario Scalia. Incastonato nel pilastro cui è addossato, trova posto anche un elegante portale simbolico al di sopra del quale campeggia la scritta “Pasce agnos meos” (Pasci i miei agnelli) la frase detta a Pietro da Gesù sul mare di Tiberiade. Il capocielo del baldacchino presenta cassettoni intagliati e dorati al cui centro spicca la colomba simboleggiante lo Spirito Santo. I sei angeli agli spigoli del parapetto (raffiguranti sei dei sette sacramenti), quelli alla sommità recanti la Croce, e tutte le sculture decorative in legno di albanello, sono opera degli artigiani, o meglio artisti, ripostesi Salvatore Alessi e Santo Piccioni, ad eccezione dei graziosi puttini in legno alla base della coppa opera del ripostese Rosario Caltabiano; la doratura ancora inalterata è opera del ripostese Salvatore Di Matteo, e l’artistica scalinata in ferro battuto che porta alla coppa è opera del ripostese Francesco Speciale e dei fratelli Paradiso di Acireale.
Intanto nel giugno 1895 la Sacra Congregazione dei Riti, con proprio decreto, confermava l’elezione di San Pietro come unico Patrono del Comune di Riposto.
Il devastante terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria il 28 dicembre 1908 fece crollare il tetto della chiesa dalla crociera fino alla porta d’ingresso: San Pietro intercedette e furono risparmiati la Cupola, il Pulpito, e l’Organo.
Così nuovamente i ripostesi non lesinarono impegno e fondi e, grazie anche alla generosità del Papa S. Pio X, la chiesa, che in questo contesto di lavori si provvide a pavimentare con le lastre di marmo che oggi vediamo, fu restaurata e poté essere dedicata solennemente il 28 giugno 1913 dal Venerabile mons. Giovanbattista Arista, 2° vescovo di Acireale, che depose nell'altare maggiore le reliquie dei Santi apostoli Pietro e Andrea, e della vergine Tecla.
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Subito dopo la fine della Grande Guerra i ripostesi insieme ai tanti fratelli emigrati nelle Americhe (specialmente Stati Uniti ed Argentina, ma anche Brasile) e in Australia si impegnarono in una straordinaria raccolta fondi per arricchire ed abbellire con stucchi dorati la cappella del Ss.mo Sacramento, e l’altare e la cappella del Patrono, secondo il progetto dell’arch. Raffaele Leone, inaugurate poi nel 1925 e restaurate, grazie ancora una volta al contributo generoso dei ripostesi di New York, negli anni 2004-2005.
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Il 2° conflitto mondiale passò lasciando ben visibili sulla facciata della chiesa i danni causati da un’esplosione sulla piazza, che determinò inoltre lo scardinamento del portone centrale e la rottura delle vetrate della facciata e di gran parte delle grandi finestre della volta centrale, tutte ripristinate negli anni 50.
Il 5 giugno 1967, dietro richiesta del Vescovo di Acireale S.E. mons. Pasquale Bacile, il Papa San Paolo VI con la Lettera Apostolica 'Principi Apostolorum' l’ha elevata Basilica minore Pontificia in occasione del 19° centenario del martirio dell’apostolo Pietro. Per l’occasione venne affidata alla ditta La Diana di Siena la realizzazione di una vetrata commemorativa che si trova nella cappella del Patrono e raffigurante la guarigione del paralitico alla porta ‘Bella’ del Tempio di Gerusalemme; cui seguirà, nel 1982, un’altra artistica vetrata con la consegna delle chiavi, opera della medesima ditta, interamente donata dall'Amministrazione Comunale al maggior Tempio cittadino, e inaugurata il 27 giugno.
Negli anni 1995-2000 con una grossa raccolta di fondi tra i fedeli si è provveduto al rifacimento del bellissimo Tosello ricamato in oro su velluto rosso, che campeggia sull'altare maggiore ogni anno dalla solennità di san Giuseppe fino alla solennità del Patrono, realizzato dalle suore Canossiane di Santa Venerina (CT) sotto la stretta supervisione dell’abilissima Madre Venera Sapienza, e benedetto il 27 giugno 2000 a conclusione del Triduo in preparazione alla Festa di San Pietro.
Sempre nell'anno 2000 a marzo, in occasione del Grande Giubileo, l’Amministrazione Comunale ha provveduto alla levigatura e lucidatura dell’intero pavimento della Basilica, anche a parziale riparazione dei danni causati da un pianoforte durante un concerto.
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Da aprile a dicembre 2002 si è restaurata e pulita la facciata grazie ad un finanziamento pubblico regionale ottenuto dietro interessamento del Cav. V. Mangano. Nel contesto dei lavori vennero rimossi i vetri gialli e rotti delle finestre cieche della facciata sostituendoli con vetri che riproducono il cielo azzurro, mentre in quelle interne furono collocate due vetrate, opere di Vasili Mutu, artista rumeno residente a Riposto, raffiguranti, nella navata di S. Pietro, la liberazione dell’apostolo dal carcere, e nella navata del Ss.mo Sacramento, la vocazione di Pietro e dei primi apostoli.
Infine, a parziale completamento del progetto originale ripreso e adeguato dall'arch. Teresa Pidatella, e dietro interessamento del sig. Alfio Arcidiacono, il 9 aprile 2010 sono state collocate sul frontespizio della facciata le statue del Cristo redentore e degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni; le statue sono state realizzate presso la ditta Vincenzo Anzalone Marmi di San Cataldo (CL) dagli scultori Leonardo Cumbo e Peter Porazik, sotto la supervisione del prof. Giuseppe Cristaudo, grazie alle offerte dei benefattori Di Martino, Fresta, Galeano, Patti, e di tanti cittadini, e anche al contributo dell'Amministrazione comunale, per essere poi benedette dall'allora Vescovo di Acireale mons. Pio Vittorio Vigo il 21 maggio successivo.